Etimologicamente l’autostima è una misura ovvero una stima che noi facciamo di qualcosa che ci riguarda e che possiamo migliorare. I quattro temi che consideriamo sono: l’aspetto fisico, le conoscenze e le competenze, i valori e le idee, l’amore e il valore di sé. Tra le domande che spesso vengono poste c’è quella se si può incrementare.

Ci si chiede se averla bassa o alta è una condizione momentanea o qualcosa di precostituito. In realtà l’autostima è un tratto relativamente stabile, ma tutt’altro che immutabile, non fluttua con gli alti e bassi della vita: ci costruiamo una base di autovalutazione che relativamente stabile.generalmente tende a crescere fino alla mezza età per poi calare nuovamente.

Nelle ultime ricerche si evince che l’autostima non è una causa un predittore rilevante di quasi niente, nella misura in cui non si riesce a stabilire se sia un riflesso di particolari condizioni soddisfacenti tipo le relazioni e soddisfazioni professionali scolastiche o un benessere. Vi sono ricerche che mettono in relazione l’alta autostima a comportamenti violenti, a difficoltà sociali, atteggiamenti ostili. Questo è vero per una forma particolare di autostima, quella narcisistica. 

In una buona autostima troviamo due qualità: l’intraprendenza, e la tenacia.

L’alta autostima non è in sé un segno di buon adattamento o di benessere, per essere buona infatti deve essere realistica, autentica e stabile. Se non è realistica ovvero ci discostiamo troppo dalla realtà intraprendenza diventa temerarietà quindi un tratto che può essere pericoloso: la tenacia diventa testardaggine ottusa, che ci fa persistere in comportamenti fallimentari.

Un tratto fondamentale dell’autostima è che sia autentica ovvero che non sia mascherata da meccanismi di difesa. Molto spesso ci fingiamo sicuri ci fingiamo potenti ma questo non è altro che una difesa, una corazza verso una fragilità del nostro essere. Uno dei segnali di questa autostima non autentica e la forte oscillazione e l’instabilità emotiva, la ricerca continua di conferme, il bisogno di dimostrare il proprio valore.

Pertanto una buona autostima e realistica ovvero tiene conto dei principi di realtà, e autentica in quanto non è sottoposta a meccanismi difensivi, ed è sufficientemente stabile.questo significa che abbiamo riconosciuto le fragilità e gli insuccessi, siamo consapevoli dei nostri limiti, e non si vede l’insuccesso come uno scarso valore ma esso è tollerato ed è anche compreso.

Una distinzione importante è tra autostima globale ed autostima specifica.

L’Autostima globale è una profonda sensazione di contare, di avere valore, di fare la differenza, ed è legata all’esperienza originaria, al nostro rapporto con le figure accudenti significative della nostra infanzia.

Le autostime specifiche riguardano l’espressione e la valutazione del nostro sé: fisico, intellettuale, etico, sociale.

Entrambe si incastrano, si intrecciano, infatti alcuni elementi dell’autostima specifica possono diventare dei pilastri attorno ai quali si fa ruotare la valutazione di sé.

Il quesito che spesso ci viene rivolto è come poterla migliorare, a questo punto è sempre utile far emergere gli assunti di base, le premesse in consapevoli sulle proprie inadeguatezze e rimettere in discussione esaminando le situazioni, le relazioni, e le narrazioni che si sono create negli anni, con la consapevolezza di Ri-definirle in senso più autentico e realistico.

 

Bibliografia:

Moè A., autostima.che cos’è, come si coltiva. Laterza, 2014

Gilardi R., quando manca l’applauso. Come aiutare i nostri figli ad affrontare l’insuccesso, Franco Angeli, 2015