Adolescenza: a che età si diventa maturi? A questo interrogativo ha risposto una ricerca pubblicata su The Lancet circa un anno fa. La maturità a cui questi ricercatori si riferivano non è certamente quella giuridica: un’età per il sesso, una per guidare l’auto, una per bere alcolici, un’altra per votare e quanto altro.Secondo questa ricerca il nostro cervello non si sviluppa del tutto fino all’età di 24 anni e solo dopo questa età possiamo ragionevolmente ritenere che si possa entrare nella fase adulta. Infatti, prima il cervello degli adolescenti non sarebbe sufficientemente attrezzato per valutare appieno le conseguenze dei comportamenti.
Questo spiegherebbe la sottovalutazione dei rischi, degli effetti dell’abuso di alcol, di droghe, di comportamenti promiscui ecc. che in molti ritengono “tipicamente adolescenziali”. Il cervello ha, pertanto tempi di maturazione più lunghi di quelli finora ipotizzati. Per alcuni la maturazione è quel processo di acquisizione della capacità di separarsi da esperienze precedenti senza che ciò impedisca al soggetto di stabilire nuove relazioni, alla ricerca di nuovi e più soddisfacenti equilibri. La precarietà di ogni equilibrio raggiunto rende continua la ricerca, relative e continue le diverse tappe raggiunte, le diverse maturità fisiche, affettive, cognitive, morali e sociali. Siamo sempre più o meno maturi per affrontare determinate prove e contemporaneamente più o meno immaturi per altre.
Da uno stato fusionale in cui il neonato è pienamente e sanamente immaturo, nel corso dello sviluppo, si evidenzia sempre più l’esigenza di separarsi e stabilire nuove relazioni. Spesso si confonde il processo con una delle numerose tappe di maturazione. Le diverse maturità vengono raggiunte via via a livelli e in tempi differenti da individuo ad individuo e soffrono se non viene data loro la possibilità di movimento, di orientamento, di regressione ecc.
Al bambino e all’adolescente va riconosciuto i “diritto all’immaturità”, totale all’inizio dell’esistenza, ma anche quello al riconoscimento di tempi personali di maturazione che non procede mai senza arresti e regressioni.
Per questo sono assolutamente contraria all'atteggiamento di quei genitori che sbattono i figli fuori di casa a 18 anni.senza aver letto questo studio prima,pensavo anche io che 24-25 anni sono l'età più giusta per l'autonomia…
Nella nostra società sembra che più sei piccolo più devi essere maturo e distaccato dai genitori!
Quando nella realtà dei fatti è esattamente il contrario!
Sempre più penso che stare insieme ai genitori quando se ne ha bisogno nell'infanzia, nell'adolescenza e forse anche un pò dopo sia importante per staccarsi nel momento della creazione di una propria famiglia e di una propria autonomia…
Credo che lo studio rifletta bene quello che almen nel mio vivere ho sentito. A 18 anni mi sentivo ancora "adolescente" ….affrontare più cose insieme, relazionarmi alle persone, costruire una relazione di coppia…. intorno ai 24/25 anni potevo invece considerarmi matura cioè alla ricerca di "più soddisfacenti equilibri".
Io non sono d'accordo! Cosa vuol dire essere maturi? Non penso che sia necessariamente connesso all'attaccamento ai genitori ed al fatto di vivere in casa o fuori. Una persona matura secondo me è una persona che prima di tutto sa discernere cosa è giusto e cosa è sbagliato ed entro quali limiti… Drogarsi, ubriacarsi è segno di immaturità ad ogni età! Maturo è chi si assume le proprie responsabilità e affronta le difficoltà che gli si presentano… A volte c'è tanta più maturità in uno studente che affronta le interrogazioni, gli esami sin dalle scuole primarie piuttosto di tanti adulti che fanno finta di lavorare! Essere maturi significa essere dignitosi e rispettosi… C'è tanta più maturità in due bambini di diverso colore che giocano insieme, piuttosto che in tanti discorsi ricchi di chiusura mentali, che quotidianamente sentiamo. Essere maturi significa anche sapere che c'è un'età per ogni cosa… Ogni età necessità di una sua maturità, c'è chi "nasce" maturo, chi lo diventa e chi non lo sarà mai!
Mi piace molto l'idea di indefinizione, che poi diventa iperdefinizione di maturità. E' vero gli articoli che definiscono perdono inevitabilmente il senso della complessità del vivere, ma sarebbe una operazione più che faraonica riuscire a trasportare l'intera realtà del vivere. Anche in questo trovo la vita una possibilità meravigliosa.